Ciao Giulia, non è facile, ma prova a condensare in tre aggettivi l’esperienza unica della partecipazione all’Olimpiade
Ehh, ci provo: in primo luogo sicuramente sorprendente, affascinante e strabiliante
Come sei riuscita a mantenere la concentrazione prima delle gare vivendo al villaggio olimpico, un ambiente fatato, un eden per ogni sportivo in cui può capitare passeggiando di incontrare assi di ogni sport
Il fatto di stare dentro al villaggio Olimpico e di essere a contatto con i miglior atleti di tutto il mondo non ha affatto inficiato la mia concentrazione, anzi. Trovarmi in quella cornice mi ha inorgoglita ancor di più e spinta a dare il massimo ad ogni partita, una sorta di motore che ti sollecita a far sempre meglio
Quale è stato il momento più emozionante della tua avventura a Tokyo?
Te ne posso dire più di uno. Certamente l’ingresso al villaggio olimpico: vedere quelle palazzine con ai balconi le bandiere di tutte le nazioni, in particolare la nostra con la scritta Italia e con un tricolore gigante è stato un impatto notevole, pensare e sapere di far parte di quel pezzetto di storia è stato bellissimo. Il secondo momento è stato quando sono entrata per la prima volta nell’arena di gioco in cui ovunque campeggiavano i cinque cerchi olimpici: un momento che avevo sognato da sempre
La tua compagna Rae D’Alie ha affermato che “se abbiamo dato ai bambini la speranza di arrivare alle Olimpiadi abbiamo svolto il nostro compito”. Era anche il tuo sogno da bambina?
Come ho detto anch’io purtroppo nella nostra storia recente non ci sono state partecipazioni alle Olimpiadi da parte di uomini o donne per l’Italia (l’ultima apparizione per gli uomini nel 2004 ad Atene e le donne nel 1996 a Atlanta) ed io essendo nata nel 1991 non sono cresciuta coltivando questo sogno, che sicuramente dentro di me era presente, ma mi pareva una cosa così lontana, distante nel tempo e difficile da raggiungere non avendone memoria a breve, a differenza di nazioni che partecipano ad ogni edizione. Proprio per questo, essendoci arrivati noi dopo tanto tempo, credo che per i bambini e le bambine che giocano a pallacanestro possa essere uno stimolo enorme perché noi abbiamo dimostrato che è possibile farlo
Tornando sulla terra, tra poche settimane ti vedremo finalmente a Castelnuovo. Conosci già qualcuna delle tue prossime compagne?
Si, tra un paio di settimane ci vedremo finalmente a Castelnuovo e devo dire che nonostante la mia sia stata un’estate assolutamente piena, non vedo l’ora di iniziare questa nuova esperienza. Ho percepito da parte di tutto l’ambiente moltissima passione, e una progettualità importante: l’entusiasmo credo sia derivato anche dalla promozione della squadra maschile della Bertram in A1, li ho seguiti nella parte finale dei playoff facendo il tifo per i Leoni che hanno veramente portato a termine una grande impresa. Sono ansiosa di iniziare perché sono convinta, con la squadra che è stata allestita e con lo staff tecnico di prim’ordine che c’è, che ci si possa veramente divertire. Conosco alcune compagne solo per averci giocato contro: il fatto che sia stato confermato gran parte del roster dello scorso anno credo sia un segnale molto forte, sia da parte della società che ha dimostrato una continuità nel progetto, sia da parte delle atlete che evidentemente si trovano bene, che la società è seria e che sono bene allenate.
Cosa pensi di poter dare quest’anno alle Giraffe?
Spero di poter dare qualcosa della mia esperienza e particolarmente di quello che ho imparato quest’estate, che in poche parole significa spingersi sempre a un passo, se non oltre, ai propri limiti. Non accontentarsi mai, non cercare alibi ma lavorare duro a testa bassa finché non si raggiunge il risultato. Sono molto contenta, ci tengo a dire questo, di essere allenata da Francesca con uno staff a maggioranza femminile, e credo che questo sia importante per tutto il movimento della serie A2 , qualcosa che sarebbe bello vedere anche in serie A1 perché alle donne dev’essere data la possibilità di avere una panchina e dimostrare di non essere da meno degli uomini: assolutamente non c’è genere quando si allena.